Si agitano nel mondo forze oscure e selvagge. È tipico di ogni momento di crisi, accelerazione, cambiamento.
È il caos, c’era già da prima della pandemia e andrà avanti ancora per un po’. Oggi si temono i sovranismi e le destre estreme, ma se le democrazie o quel che ne resta non sapranno mettersi in ascolto, allora arriverà qualcosa di molto peggio.
Pandemie, cambiamenti climatici, crisi energetiche, fine del lavoro, povertà o anche solo il suo spettro. Ogni giorno le persone, sempre più isolate e stonate dal digitale e dall’avanzamento tecnologico, devono fare i conti con la fine del mondo, che è prima di tutto la percezione della fine della propria storia personale.
Divise, depresse (perché reprimere, quando puoi deprimere?) e messe le une contro le altre, le persone possono aderire fideisticamente a questa o quella narrazione. Oppure metterle in discussione a priori e smettere di credere a qualsiasi versione dei fatti. Non è la prima volta nella storia che la scienza diventa scientismo o che il demone dell’irrazionale apre una voragine sotto i nostri piedi.
Non mi sembra di dire nulla di scandaloso se affermo che il green pass è una misura politica che deriva da una soluzione tecnico-scientifica alla pandemia (il vaccino). Se si aveva a cuore la tenuta di un tessuto sociale già squartato da anni e anni di iniquità, in quanto misura politica il green pass poteva e doveva essere materia di discussione democratica. In parlamento, nella società, sui giornali.
Questi ultimi invece hanno preferito alzare polveroni sulle reazioni avverse ai vaccini in primavera, salvo poi diventare i paladini del certificato verde, criminalizzando o ridicolizzando ogni posizione critica, creando il mostro dei cosiddetti novax mentre, paradossalmente, la campagna vaccinale procedeva a gonfie vele.
Questo non è un passaggio da sottovalutare. In quasi due anni di pandemia ci è stato detto prima di chiuderci in casa, e ci siamo chiusi in casa – con tutto quello che ne derivava a livello psicologico (perché reprimere, quando puoi deprimere?); poi ci hanno detto di vaccinarci, e altrettanto responsabilmente ci siamo vaccinati in massa, come appunto si evince dall’oggettivo successo della campagna vaccinale. Eppure si continua a trattare gli italiani come dei bambini, dei furbi, dei criminali potenziali; si continuano a indicare, tra noi, pericolosi nemici pubblici – ed ecco allora i runner, i giovani, i noqualcosa che sempre abbondano sulle prime pagine dei giornali.
Cosa dobbiamo fare di più? La maggioranza ha già obbedito, com’è giusto fare quando si vive, sempre con difficoltà, insieme agli altri. Quando si vive in democrazia.
In democrazia non si scarica ogni responsabilità sui cittadini, mentre intanto la qualità, bassa, di tutto ciò che condividiamo – scuola, trasporti, sanità, cultura, ricerca, eccetera – rimane immutata.
Non amo per niente Cacciari o Agamben, ma neppure posso pensare che si possa essere governati dal PD come da Confindustria, Giorgetti o Brunetta – un uomo, quest’ultimo, che disprezza evidentemente il genere umano e non fa niente per nasconderlo. E neppure si può pensare che un Paese possa essere governato a lungo a colpi di decreti e fiducia da un governo poco tecnico e molto politico, appoggiato dall’intero parlamento con all’opposizione un solo partito che ha alle spalle un rapporto con la tradizione democratica, come dire, quantomeno complesso.
Dopo il governo Monti abbiamo avuto l’exploit, prima digitale e poi elettorale, del populismo di 5Stelle e Lega. Dopo Draghi cosa ci aspetta? Per chi teme gli estremismi, sappia che può arrivare qualcosa di peggiore di Giorgia Meloni, qualcosa che adesso neppure riusciamo a immaginare. Ma a volte il peggio è l’estremismo in grado di modellare il suo volto pubblico su una rassicurante moderazione.
L’astensionismo e le piazze più o meno violente sono sintomi di qualcosa di molto più grande, insomma. Che in un modo o nell’altro si agita in ciascuno di noi, da prima della pandemia. Possiamo provare ad ascoltarlo oppure ignorarlo, nella speranza magari che un amuleto verde sia sufficiente affinché tutto torni come prima. Ma se lo chiedete a me, dubito che sarà sufficiente.